Cuori Selvaggi, band in equilibrio tra cuore e ragione. È online “Manna”, il nuovo lavoro

 Cuori Selvaggi, band in equilibrio tra cuore e ragione. È online “Manna”, il nuovo lavoro

Tornano a calcare la scena I Cuori Selvaggi, band siciliana molto attiva negli anni ’90 e con un ricco bagaglio di longevità artistica. Il gruppo prende il nome da un cult-movie di David Lynch di quegli anni, “Wild at Heart”, con protagonista Nicholas Cage. Musica che trae forza dalle radici ma con una visione internazionale, con testi in italiano e in dialetto.

Il loro ultimo lavoro si chiama “Manna”, un extended play uscito il 7 dicembre e presente in tutte le piattaforme musicali online. Quattro pezzi, due in italiano (Ambedue e Vivide Immagini) e due in siciliano (Manna e a Figghia du Pasturi, che vanta anche la prestigiosa collaborazione all’organo del maestro Dino Scuderi, già tastierista dei De Novo e direttore musicale di “musical” di successo, primo fra tutti il famoso Jesus Christ Superstar). Rock caratterizzato da contaminazioni sonore, dalla world music al reggae, passando per l’hip hop (Manna e Figghia) e toccando il blues con Vivide Immagini.

Autore dei testi e cantante del gruppo è Giuseppe Scarcella, alle chitarre Cristian Longobardo, al basso Domenico Rossi e alla batteria Peppe Pullia. Ha missato e masterizzato il minicd Cristian Longobardo negli studi di Foligno del Magical Mistery Room. L’Ep è distribuito da Distrokid.

Ambedue è la traccia vigorosa ed intensa – spiega Giuseppe Scarcella – che esprime, nonostante gli sforzi costruttivi, la crisi attuale della coppia, quella dell’amore passionale. Non riuscire a trovare un punto di equilibrio fra cuore e ragione. E’ il grido di dolore della passione e del sentimento, entrambi presenti ma intraducibili in qualcosa di duraturo e appagante, come sentimenti forti e presenti meriterebbero”.

E Manna, che da il titolo all’Ep?

Manna è scritta in dialetto – continua Scarcella –  in gran parte perché parla al suo popolo di riferimento, i siciliani e meridionali. Critica il fatalismo e l’attesa passiva, sottolinea la presenza di grandi valori umani e di preparazione al Sud, che però restano senza punti di caduta, senza concretizzazioni in loco. E quindi c’è la parte rappata in italiano che esprime la malinconia del migrante, che va e torna e poi va…e si limita a godere la sua terra per le ferie, raccoglie i frutti goderecci della superficie ma per incidere col suo lavoro e il suo valore deve andare altrove”

A figghia du pasturi e Vivide Immagini vi riportano alle origini?

“Amo visceralmente Vivide, che avevamo iniziato a musicare con Cristian anni addietro e poi era rimasta incompleta per anni…alla fine ha trovato le giuste melodie e il testo. E’ una canzone impressionista, narra questioni intime ma le lascia intravedere senza dire tutto…parla di sofferenze ma non le descrive e per paradosso ha il dono di essere melodicamente e negli arrangiamenti leggiadra. Figghia è un walkin-blues siciliano che parla di una situazione di ricerca agreste di libertà verso la città…ma la città è matrigna per chi è abituata alla vita di montagna e consiglia un repentino ritorno alle origini”.

Progetti per il futuro?

“Intanto promuoviamo al meglio questa nuova creatura, di sicuro produrremo altri inediti e faremo in modo di farci apprezzare anche dal vivo nelle location più idonee alla musica dal vivo, originale e di qualità ovunque questa sia realmente possibile, rispettata e ben accetta. Cosa per nulla scontata in un paese che premia poco chi vuole rinnovare la scena con proposte inedite”.

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