Lukoil, corsa contro il tempo. Fiato sospeso per 10 mila lavoratori

Tra cinque giorni lo stabilimento Lukoil, in provincia di Siracusa, non potrà più raffinare il petrolio proveniente dalla Russia per via dell’embargo dovuto alle sanzioni dell’Occidente per la guerra all’Ucraina. Una corsa contro il tempo, che sta tenendo col fiato sospeso 10mila lavoratori e un intero territorio industriale.
La strada che il Governo nazionale intende seguire, al momento, sembra quella dell’amministrazione fiduciaria. La misura sarà presentata oggi in Consiglio dei ministri. Una norma generale per inserire le raffinerie fra le infrastrutture critiche di rilevanza strategica nazionale, con la possibilità per lo Stato di porle in amministrazione fiduciaria temporaneamente per garantire la continuità degli approvvigionamenti energetici.
Fra le varie soluzioni allo studio, questa, a quanto si apprende, è infatti quella su cui si sta concentrando il governo per salvare la raffineria. Scartata l’altra «via» su cui ha ragionato in questi giorni il governo Meloni: una deroga all’embargo russo come avvenuto per Bulgaria e Croazia. Anche il ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, ammette che «in attesa che si possa arrivare a un compratore e una proprietà non più russa una soluzione potrebbe essere un’ipotesi di intervento dello Stato, con garanzie, se sono sufficienti, o, al limite estremo, con un’operazione di quasi nazionalizzazione».
Quello russo è l’unico petrolio al momento utilizzato nello stabilimento siciliano, che non può rifornirsi sui mercati internazionali a seguito del taglio delle linee di credito da parte delle banche per timore di sanzioni per la guerra in Ucraina, seppure la raffineria non sia soggetta a misure restrittive da parte dell’Ue.